Conosciamo Pasquale Poccianti

I Livornesi si imbattono spesso nelle sue opere: come non avere ben presente, ad esempio, il Cisternone, vera e propria icona cittadina? Esso si erge maestoso alle porte del centro storico e non di rado cattura anche l’attenzione di coloro che giungono in città da fuori, via treno o auto. Cercheremo oggi di tracciare un breve profilo dell’autore di questo e altri mirabili edifici del nostro territorio: Pasquale Poccianti. Scopriremo notizie sulla sua biografia e analizzeremo la sua produzione.

Nato a Bibbiena nel 1774, all’età di dieci anni, poco dopo essere rimasto orfano del padre, Pasquale Poccianti giunse a Firenze per rimanere sotto la tutela dello zio Vincenzo (canonico della cattedrale di Fiesole). Fu qui che presso l’Accademia di Belle Arti egli si applicò allo studio dell’architettura: sia a livello puramente formale, sia per quanto riguardava la tecnica costruttiva. L’anno che segna l’avvio della sua carriera professionale è il 1794, quando egli entrò come apprendista presso lo “Scrittoio delle Regie Fabbriche“, nel cui ambito fece rapidamente carriera fino al grado di ingegnere delle Regie Fabbriche (1806).

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Pianta del Cisternone, primo progetto (Livorno, Biblioteca Labronica, Fondo Poccianti). Fonte: MATTEONI (1992).

Il legame con Livorno prende avvio dagli eventi del 1807, quando, a seguito dell’annessione della Toscana all’Impero Francese, a Poccianti fu preferito il collega Giuseppe Cacialli per la carica di “Architetto dei Regi Palazzi e Possessioni” ed egli fu quindi inviato presso la nostra città in qualità di assistente dell’ingegnere Neri Zocchi. Sebbene questa decisione venne recepita dal diretto interessato con amarezza, come sorta di esilio a seguito della scelta di un collega meno capace per ricoprire una carica di sommo prestigio, l’invio di Poccianti a Livorno gli consentì di operare con molta più libertà di quanto non avrebbe potuto fare a Firenze; fu a Livorno che egli firmò i suoi primi progetti importanti e nel 1809 fu nominato “Ingegnere della Comunità“, in sostituzione di Zocchi. Successivamente, con il ritorno dei Lorena in Toscana, Poccianti fu confermato nel suo ruolo di responsabile dei lavori per l’area livornese, ma nel 1817 fu richiamato a Firenze per essere nominato “Primo Architetto delle Regie Fabbriche“. Da questo momento, dunque, l’operato del Poccianti proseguì su un doppio binario: da un lato egli continuò a sovrintendere i lavori per il sistema dell’acquedotto di Livorno, dall’altro intervenne su numerosi edifici di ambito fiorentino, fra cui diverse residenze granducali.

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Veduta notturna del Cisternone

Nel 1835 il Granduca Leopoldo II mandò il Poccianti in pensione, ma lo nominò allo stesso tempo “Architetto Consultore“, così da consentirgli di seguire i lavori che aveva già avviato in qualità di Primo Architetto. L’ultima fase della carriera del Poccianti lo vede operare come membro del “Consiglio d’Arte” della “Direzione dei Lavori delle Acque e Strade e delle Fabbriche Civili del Granducato” dalla fine del 1849, anno in cui lo “Scrittoio delle Regie Fabbriche” fu assorbito dalla “Direzione superiore delle Acque e Strade”. Il nostro, ancora attivissimo e ormai ritenuto il maggiore architetto in Toscana, in questa nuova veste si trovò a sovrintendere – insieme agli altri membri del Consiglio – tutti i lavori studiati e proposti in Toscana. Poccianti morì a Firenze nell’ottobre del 1858.

Elenco dei principali interventi

A Firenze e dintorni l’operato del Poccianti ha riguardato soprattutto il restauro e l’aggiornamento di edifici preesistenti, fra cui diverse residenze granducali. Nello specifico, notevoli i lavori svolti a Palazzo Pitti (fra cui la sistemazione della piazza, i quartieri del secondo piano, il corridoio di comunicazione con la Specola e i lavori di manutenzione al Giardino di Boboli), ma anche presso la Villa di Poggio a Caiano e la Villa dell’Ambrogiana (va specificato che nell’ambito delle residenze granducali molti furono gli studi per lavori inizialmente commissionati ma poi mai eseguiti, come ad esempio quelli per la Villa di Pratolino). Fra gli interventi principali nell’area fiorentina, si ricordano i lavori di restauro a Palazzo Strozzi per adattarlo alle nuove funzioni (uffici e abitazione di burocrati), la Sala d’Elci alla Biblioteca Laurenziana, i lavori di restauro agli Uffizi e alla Loggia dell’Orcagna e la manutenzione degli acquedotti fiorentini.

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Progetto per il Viale degli Acquedotti (1817). Fonte: MATTEONI (2001).

A Livorno e dintorni, come abbiamo già accennato, il Poccianti ebbe modo di operare con maggiore libertà, non limitandosi a lavorare su edifici preesistenti, ma progettando e portando a termine costruzioni ex novo, contribuendo a dare alla città l’assetto che ancora oggi vediamo quotidianamente. Di seguito un elenco dei principali interventi:

  • i lavori per l’acquedotto di Livorno;
  • il Cisternino di Pian di Rota;
  • il Cisternone, detto anche la “Gran Cisterna” (con studi anche per la realizzazione di una relativa piazza, non portata però a termine secondo i progetti del Poccianti);
  • il Cisternino di città;
  • la passeggiata degli Acquedotti (funzionale alla salvaguardia dell’acquedotto da eventuali danni, ma allo stesso tempo stradone adibito al passeggio dei cittadini);
  • i bagni della “Puzzolente”;
  • il “Ponte Nuovo” o dei Cappuccini.

Sebbene il nostro abbia lavorato per la maggior parte tra Firenze e Livorno, non mancano interventi anche in altre aree toscane. A Lucca egli è stato autore di diversi progetti alla corte di Elisa Baciocchi (ad esempio, Piazza Napoleone), ma essi non furono mai concretizzati, essendogli stati preferiti altri architetti. Più fortuna ebbe nell’area pisana, in cui, a San Romano, fu autore della Cappella della SS. Vergine presso il Santuario della Madonna. Si occupò, inoltre, del restauro e dell’ampliamento di alcune dogane del Granducato.

Caratteristiche ricorrenti nelle opere del Poccianti

Pur operando nell’ambito del Neoclassicismo e quindi abbracciandone le caratteristiche principali, possiamo notare nelle opere del Poccianti una serie di tratti distintivi ricorrenti, che ci permettono di riconoscere la “mano” dell’autore:

  • l’estrema valorizzazione dei volumi pieni, levigati, e geometrici;
  • la scelta prevalente di asole, strette e lunghe (che ricordano delle feritoie, quindi non di derivazione classica), e lunette a semicerchio come tipologia di aperture;
  • l’uso di lacunari nei piani di copertura (orizzontale o a volta), creando una sorta di chiaroscuro, a contrasto col rigore delle superfici esterne;
  • lo spessore limitato delle cornici;
  • la predilezione per l’ordine architettonico del tuscanico (con l’eccezione del Cisternino, in cui vediamo colonne ioniche).

 

 

Per approfondire

COMUNE DI BIBBIENA. AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO E TURISMO, Pasquale Poccianti architetto 1774-1858. Studi e ricerche nel secondo centenario della nascita. Bibbiena, Palazzo comunale, 21 dicembre 1974, Firenze, Centro Di, 1974.
MATTEONI DarioPasquale Poccianti e l’acquedotto di Livorno, Bari, Laterza, 1992.
MATTEONI DarioPasquale Poccianti e la “gran cisterna” di Livorno, Milano, Silvana, 2001.