Su e giù per Livorno, TAPPA 22. Via e Chiesa di San Giovanni – Via Strozzi – Via Sant’Antonio

Prossima ai Regi Ospedali è l’antichissima Via San Giovanni, che divideva l’antico Castello di Livorno, nella quale, tra le altre strade, fanno capo la Via Strozzi e la Via Sant’Antonio.

Continuiamo a esplorare l’area nei pressi dell’antico bagno dei forzati. Dopo esserci soffermati sulla Chiesa di San Giovanni, vedremo ancora una volta come lo scenario attuale sia alquanto diverso rispetto a quello descritto nella nostra guida di riferimento.

La via e la Chiesa di San Giovanni

La tappa odierna parte dalla Via San Giovanni, ossia da quella che era l’antica Via Maestra che univa le due porte della prima cinta muraria trecentesca dell’allora villaggio (Porta a Terra e Porta a Mare). La strada prende il nome dall’oratorio di San Giovanni, che, “narra il cronista Girolamo Grifoni, fu eretto nel IV secolo, ed aveva un solo altare”. La chiesa in origine era di dimensioni più ridotte e orientata diversamente, avendo l’ingresso principale su Via San Giovanni, dove adesso vediamo quello laterale (la facciata della chiesa attuale è infatti su Via Carraia).

A metà del Tredicesimo secolo i frati agostiniani dell’eremo di San Jacopo in Acquaviva costruirono accanto alla piccola chiesa un ospizio; nel 1425 esso fu ampliato e divenne un vero e proprio convento abitato dagli Agostiniani. Circa due secoli dopo (1624), nell’ambito di un ulteriore ampliamento del convento, fu costruita la chiesa che vediamo oggi su progetto di Francesco Cantagallina. L’edificio è a pianta rettangolare a navata unica con copertura a volta; l’esterno, dalle linee essenziali, risulta piuttosto austero, ma è impreziosito dai due portali marmorei settecenteschi realizzati da Isidoro Baratta. Alla metà del Settecento risale anche il campanile della chiesa.

L’interno della chiesa. Fonte: Wikipedia.
La “Madonna Dantesca”. Fonte: Wikipedia.

All’interno, fra il 1733 e il 1740 il soffitto a volta fu decorato con affreschi di Tommaso Tommasi e stucchi; pochi anni dopo la volta crollò a causa di un forte terremoto, per cui agli stessi artisti impiegati originariamente fu di nuovo commissionata la decorazione del soffitto. L’altare maggiore alla metà del Diciassettesimo secolo fu arricchito da marmi e pietre dure grazie alla commissione del governatore Ludovico da Verrazzano, di cui è ancora visibile lo stemma; il tabernacolo sostenuto da otto teste di cherubini è opera di Ferdinando Tacca (1619-86), figlio del più noto Pietro. Oltre al maggiore, originariamente erano presenti dieci altari laterali, poi ridotti a quattro durante un restauro ottocentesco. Fra le opere custodite nel tempo in questa chiesa ricordiamo la pala con la Madonna col Bambino e San Giovannino – conosciuta anche come “Madonna Dantesca“, attribuita al Maestro della Natività di Castello e oggi conservata presso il Museo della Città – e la scultura lignea di San Sebastiano, che fu oggetto di un contenzioso nella prima metà del Seicento tra gli Agostiniani e i Barnabiti: questi ultimi gestivano la nuova chiesa di San Sebastiano e reclamarono a più riprese (invano) l’utilizzo della scultura per l’annuale processione in onore del Santo.

In Via Strozzi. Teatro Gherardi del Testa

Dalla facciata di San Giovanni proseguiamo lungo Via Carraia verso la vicina Via Strozzi, dedicata alla nota famiglia fiorentina che in questa strada possedeva un’abitazione; secondo la nostra guida il nome alluderebbe però alla vicinanza ai macelli, che effettivamente si trovavano nella vicina Via Uffizio dei Grani, in passato nota come “Via degli Ammazzatoi Vecchi”. Ma rimaniamo su Via Strozzi:

(…) va rammentata solo perché in essa è il piccolo ma elegante Teatro intitolato a Gherardi del Testa.

Si trattava di un piccolo teatro sorto nel 1818 su iniziativa dell’Accademia filodrammatica dei Nascenti; l’edificio era lo stesso dove ebbe sede anche l’Accademia dei Floridi prima del suo trasferimento presso il Teatro San Marco. Purtroppo l’autore della nostra guida non ci fornisce molte notizie su questo Teatro, il che è un peccato, perché in generale le informazioni che abbiamo al riguardo sono molto scarse: non è noto l’autore dell’edificio, né si dispone di descrizioni particolareggiate dell’architettura. Sappiamo che era piccolo, ma dall’aspetto elegante; all’interno aveva tre ordini di gallerie con palchi, mentre esternamente era presente un ampio cortile con un piccolo giardino, da cui il nome di “Teatro del Giardinetto” con cui era altrimenti noto l’edificio. L’intitolazione al commediografo pisano risale al 1864. Nel 1930 il Teatro venne ceduto al Comando militare per essere adibito a “casa del soldato”, ma poco dopo fu abbattuto.

Lo stesso scorcio tra Via Carraia e Via Strozzi oggi.

Data la scarsità di informazioni, è per noi difficile oggi risalire all’esatta ubicazione del Teatro; manca anche una documentazione fotografica che possa aiutare in tal senso, a eccezione del documento posseduto dalla Biblioteca Labronica che vi abbiamo riproposto sopra: secondo gli archivi, l’edificio che vediamo sulla sinistra (quello con la tettoia sulla porta) corrisponderebbe al piccolo Teatro Gherardi del Testa, anche se non tutti gli studiosi sono concordi su questa identificazione. Nell’attuale slargo fra Via Strozzi e Via Carraia tra la vegetazione sono visibili i resti di un vecchio muro: dalla posizione potrebbe trattarsi di resti del complesso di edifici cui faceva parte il Teatro (ma questo sempre ammettendo corretta la notizia sulla fotografia conservata presso la Biblioteca).

La Via e la Chiesa di Sant’Antonio

Anche la Via S. Antonio è una delle più antiche strade di Livorno, e si chiamò anche della Rocca Vecchia, la quale si disse anche Bastione del Villano, dall’eroica difesa del 1496 sostenuta dagli abitanti del contado livornese contro i collegati a’ danni de’ Fiorentini.

Per concludere la tappa odierna dovremo ancora una volta utilizzare la nostra immaginazione, poiché, come spesso abbiamo visto, l’area in oggetto è stata completamente rivoluzionata rispetto all’epoca della nostra guida. Ritorniamo su Via San Giovanni: di fronte a noi sulla destra vediamo un edificio di epoca postbellica, la Casa del Portuale o Palazzo del Portuale, costruito tra il 1953 e il 1957 su progetto dell’architetto Giovanni Salghetti Drioli (1911-88) per iniziativa della Compagnia Lavoratori Portuali. L’edificio sorge su parte della vasta area ricavata dalle demolizioni del 1939 (ne abbiamo parlato nella tappa precedente) e poi colpita dagli eventi bellici; esternamente, il suo paramento a mattoni rossi cita la vicina Fortezza Vecchia.  

In quest’area ai tempi della nostra guida era presente una serie di stradine e piazze ormai scomparse; fra queste, Piazza Galli Tassi (dal nome della famiglia che lasciò il proprio patrimonio a sovvenzione dell’Ospedale di S. Antonio) e la Via S. Antonio, che conduceva all’omonima Chiesa. La nostra guida ci ricorda che in questa strada, a quello che era il civico n. 5, sorgeva il piccolo oratorio di “Santa Giulina”, che nel Seicento era stata sede temporanea del culto di Santa Giulia.

La Chiesa di S. Antonio. Fonte: La Vecchia Livorno.

Dell’originario oratorio di S. Antonio si ha notizia già nel Dodicesimo secolo; nella prima metà del Cinquecento, a seguito della demolizione della Chiesa di Santa Maria e Giulia, S. Antonio divenne pieve e per questo motivo fu ingrandita a tre navate; un ulteriore ampliamento si ebbe alcuni decenni più tardi su disegno di Alessandro Pieroni (1550-1607) e interventi successivi si registrano tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento. Fra le opere che erano conservate all’interno ricordiamo l’altare dedicato a San Carlo Borromeo (1659).

Stando alla nostra guida la Chiesa non versava in ottime condizioni:

La Chiesa è tutta un po’ trasandata, ed avrebbe bisogno di restauri.

Tali interventi arrivarono solo alcuni anni più tardi, in occasione dei lavori di risanamento del quartiere, quando l’aspetto della Chiesa fu radicalmente mutato secondo forme neogotiche. A seguito dei danni subiti nel periodo bellico, l’edificio fu abbattuto pochi anni dopo la fine della guerra.

Per approfondire

D’ANIELLO Antonia, a cura di, I luoghi della fede – Livorno, la Val di Cornia e l’arcipelago, Milano, Mondadori, 2000.
DEL LUCCHESE Aldo
Stradario storico della Città e del Comune di Livorno, Livorno, Belforte, 1973.
FRATTARELLI FISCHER Lucia, LAZZARINI Maria Teresa, Chiese e luoghi di culto a Livorno dal medioevo a oggi, Ospedaletto (PI), Pacini, 2015.
GARBERO ZORZI Elvira e ZANGHERI Luigi, a cura di, I teatri storici della Toscana. Censimento documentario e architettonico, Firenze, Giunta Regionale Toscana, 1999-2000.
MARCHI VittorioGuida storica ed artistica di Livorno e dintorni in 17 itinerari, Livorno, Ente Provinciale per il turismo, 1981.
PANESSA Giangiacomo, Chiese a Livorno in età granducale. Secoli XVII-XIX, Livorno, Debatte, 2013.

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