Nei primi decenni del XVII secolo si cominciò a sentire un po’ di sofferenza nei confronti delle imponenti strutture difensive e quindi anche della Fortezza Nuova: una fortificazione che fu costruita più a est rispetto alla costa e che lasciava abbastanza scoperta la parte immediatamente prospiciente il mare e quindi il porto. Dobbiamo pensare che a quell’epoca non vi era ancora una consistente urbanizzazione, quindi le strutture come quelle risultavano sicuramente più evidenti di come le vediamo oggi in un contesto urbano ben più consistente.
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Nel XVII secolo, come abbiamo visto nei precedenti episodi, questa città si stava evolvendo rapidamente e quindi si elaborarono diverse pianificazioni, talvolta rallentate da alcune questioni, come l’epidemia di peste del 1630 e i relativi problemi economici di quel periodo. Tuttavia, le scelte urbane che ne derivarono furono date soprattutto dalla visione dei mercanti, che ovviamente spingevano perché tutto funzionasse ai fini marittimi-commerciali; quindi, per incrementare il potere economico portuale, si sentì il bisogno di costruire infrastrutture di tipo commerciale e in tal proposito una buona utilità fu fornita dai canali, dalle cantine e dai magazzini per il deposito delle merci: nacque l’Isola Ferdinanda, ovvero la Venezia Nuova.
Il processo costruttivo
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1629 – Giovan Battista Santi progetta l’Isola di collegamento tra le due fortezze, percorsa da canali navigabili e attrezzata da ponti e scali.
1630 – l’epidemia di peste e gli aggravi economici rallentano il processo costruttivo.
1631 – si realizzano alcuni lavori tra cui il completamento del canale che attraversa l’isola, le abitazioni risultano ancora incomplete e sempre in quest’anno muore il responsabile del progetto, inizia così una perdita di attenzione per il completamento delle opere.
1653 – torna l’interesse nella prosecuzione dei lavori in quest’area: si costruisce un muro di difesa del quartiere sul lato di fronte al mare.
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I lavori e le modifiche delle fortificazioni
1656 – il compito per la definizione urbanistica e di difesa fu affidato ad Annibale Cecchi e Giovan Francesco Cantagallina. Questi ultimi si occuparono soprattutto delle opere difensive e utili al porto.
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1682 – i nuovi responsabili del riassetto delle opere di difesa lato nord e quindi di difesa anche al quartiere furono il Generale Marco Alessandro Dal Borro e Pier Maria Baldi (esecutore).
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Tra fortificazioni e opere civili
Con l’abbattimento del Bastione S. Barbera, che era parte della Fortezza Nuova, si viene a generare uno spazio tra le due fortezze che risulta utile per trovare finalmente risposta a quelle opere per funzioni civili che fino ad allora erano rimaste in secondo piano rispetto alle opere difensive e per il porto.
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Da “accrescimento della Fortezza Nuova demolita” a “Venezia Nuova”
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Nell’area in questione vengono creati dei lotti di edifici che man mano vengono venduti e personalizzati per forme e materiali dagli stessi finanziatori e acquirenti (prevalentemente mercanti). Tutto ciò seppur mantenendo dei tratti comuni, come gli affacci sul canale, la presenza di magazzini a livello d’acqua (le cantine), della strada e talvolta del primo piano, ambienti questi necessari ai mercanti per lo svolgimento delle loro attività. Quindi il disegno urbano dell’accrescimento della Fortezza Nuova demolita fu definito dalla funzionalità di rapportare e connettere le vie d’acqua, le vie di terra e gli spazi di deposito.
La Via Borra fu particolarmente caratterizzata dalla forma architettonica di alcuni lotti edificati, sinonimo di ricercata raffinatezza e manifesto di solidità economica e acquisito stato sociale; ciò risale ai primi anni del XVIII secolo.
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Non solo magazzini…
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In questa zona furono costruite delle strutture pubbliche finalizzate allo svolgimento delle attività portuali di deposito e per i bisogni di una popolazione che nel Settecento aveva raggiunto le 18000 unità. Nel 1704, sull’isola a mare del primo accrescimento, dove vi erano già le Buche del grano, furono costruiti anche i Bottini dell’Olio. Dunque, si presume che a questa specifica zona volesse essere attribuito proprio uno scopo funzionale specifico.
Tornando al 1682, si decise di creare una struttura per il ricovero di poveri e mendicanti, denominata “Case Pie“, adiacente alla Chiesa del Luogo Pio (1713). I primi decenni del Settecento videro una concentrazione sull’edilizia ecclesiastica: si realizzarono chiese e conventi promossi da diversi ordini religiosi e gruppi nazionali, quali i gesuiti (1707), i padri Domenicani (1720) e i Trinitari (1717). Inoltre, furono aggiunte delle strutture pubbliche, come ad esempio La Pescheria (1699) e Il Monte Pio (1706).
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