Il periodo lorenese

Fino ad ora abbiamo considerato le grandi opere e trasformazioni urbane avvenute sotto la famiglia Medici per la realizzazione della città e per la crescita del suo porto. Abbiamo nominato più volte le politiche di accoglienza, sin dai primi pensieri di Cosimo I de’ Medici e poi Ferdinando I e a seguire altri successori, fino a Ferdinando II e Cosimo III, sotto i quali si sono realizzate le maggiori opere seicentesche.

Dai Medici ai Lorena

A succedere nella carica di granduca (dal 1723-1737) fu la volta di Gian Gastone (secondogenito di Cosimo III), con il quale si ebbero ancora alcuni interventi nel quartiere della Venezia Nuova e, in particolare, quelli guidati da Giovanni Del Fantasia ai bottini dell’Olio per il loro ampliamento.

Dopo la morte nel 1737 di Gian Gastone De’ Medici assunse la carica di granduca di Toscana Francesco Stefano di Lorena, il primo della sua dinastia ad avere quel titolo, e si denominò Francesco III fino al 1745, quando fu eletto Imperatore del Sacro Romano Impero col nome di Francesco I. Nel 1765 il figlio Pietro Leopoldo (I) divenne granduca di Toscana ed è dal 1776 che si registra l’espansione della città oltre il Fosso Reale per la rimozione dei vincoli militari. Cominciò così un fenomeno di urbanizzazione a ridosso della cinta fortificata. A succedere Leopoldo I fu il secondogenito Ferdinando III, ma fu sotto Leopoldo II che si realizzò il piano Bettarini e quindi l’abbattimento delle mura buontalentiane e la conformazione attuale del Fosso Reale.

Le opere residenziali

La politica urbana lorenese produsse due motupropri (motuproprio: l’atto relativo a una concessione emanata di propria iniziativa dal capo dello Stato) importanti per abolire i limiti imposti fino a quel momento dalle fortificazioni, con l’obiettivo di espandere la città e trovare una risposta alle esigenze della crescita demografica. Nonostante tutto, le questioni rimanevano problematiche, poiché vi erano molti immigrati che a fine Settecento erano provenienti in particolare dalla Francia in rivoluzione.

  • Motuproprio per il divieto di edificare entro lo spazio circoscritto delle fortificazioni.
  • Motuproprio che aveva l’obiettivo di porre un limite alle sopraelevazioni e costruire nei terreni liberati dalle servitù militari.

Le opere funzionali

L’intento lorenese era senz’altro quello di mantenere l’importanza portuale, motivo per cui furono realizzate e integrate alcune soluzioni per migliorare i sistemi stradali e incentivare la navigazione toscana, ma anche per riorganizzare i servizi necessari alla vita collettiva, della sanità, dell’educazione e del governo cittadino.

  • Pia Casa del Refugio (1754-58) per assistere i giovani abbandonati e istruirli all’arte della navigazione.
  • Lazzaretto di S. Leopoldo (1769-1780) per dare sostegno agli altri due lazzaretti e quindi migliorare e riorganizzare le quarantene per gli uomini e il deposito delle merci.
  • La prima biblioteca pubblica formata dalla donazione di alcuni privati (1765) e fondata dall’Abate Serafini, coltissimo e studioso.

Curiosità: furono pubblicate a Livorno nel 1764 la prima edizione del Dei Delitti e delle Pene di Cesare Beccaria e nel 1770 la seconda edizione (in otto volumi in folio) dell’Encyclopédie (ossia del Dizionario ragionato delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri) di Diderot, di cui una copia è tutt’oggi custodita alla Biblioteca Labronica.

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